Abruzzo Magazine

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C’è una sfida improcrastinabile da giocare per l’intera comunità abruzzese, l’area di risulta di Pescara. Ad una lettura superficiale questa frase potrebbe essere vista come una boutade, come può infatti un’area di 8200 mq di una città rivierasca che ha smarrito la sua identità commerciale avere una così grande valenza? Al contrario una profonda analisi di cosa fare di quell’area è indispensabile e direttamente collegata a cosa sarà Pescara nel 2020, quale la sua vocazione, di cosa vivranno i suoi abitanti, quale il suo ruolo, quali le relazioni con il resto della regione, di cui ancora oggi e perno per posizione geografica e massa critica, con le regioni della fascia adriatica e dei Balcani, nuova vera macro area dell’UE in cui collocare la Pescara di domani luogo di collegamento tra est ed ovest tra occidente ed oriente, solo così si può inquadrare realmente il problema che al contrario deve essere una opportunità. La scommessa da vincere quindi non e’ dare un nuovo volto urbano ad un area ma all’intera città, definire quale deve essere la sua futura “mission”, il motivo per il quale qualcuno decida di prendere un aereo, un treno, un auto per andare a visitarla o per andare a viverci. Creare una identità forte, aggregativa, riconosciuta e riconoscibile in regione, in Italia e all’estero, questa è la sfida a cui tutti siamo chiamati a dare un contributo. Una enorme area urbana al centro della città che da anni non riesce a trovare una determinazione condivisa, necessita di uno slancio progettuale propositivo, capace di immaginare cosa sarà la città del futuro, quali gli orientamenti aggregativi non dell’oggi ma del domani. Ed allora ben venga una connotazione nuova, il più possibile condivisa, solo così la realizzazione urbana sarà anche un volano di sviluppo economico e non solo una nuova colata di cemento più o meno mitigata da un verde sempre più necessario. Non più progetti avulsi dalla realtà ma visioni prospettiche legate alle attività economiche, ludiche, turistiche, dei servizi che vi dovranno trovare collocazione capaci di sviluppare le economie necessarie a dare benessere ai cittadini. Grandi Città non lontane hanno ideato, progettato e costruito una nuova identità creando benessere per loro e per la loro regione basta pensare a Barcellona, Valencia, Dublino, Francoforte, Riga, Bilbao, luoghi le cui amministrazioni hanno saputo costruire una nuova mission facendo diventare una grande opportunità di sviluppo e di benessere, quello che a molti sembrava un problema insormontabile, una strada senza uscita. L’arra di risulta come singolo divertissement per architetti o vera opportunità di crescita e sviluppo per l’intera regione? Qui c’è il salto di qualità culturale e progettuale necessario infatti è impossibile connotare una città moderna con un ponte, una piazza, un teatro, addirittura con un bosco. Al contrario progettare la Pescara che sarà deve partire da l’ala sua conformazione e dalla sua tradizione di città integrata con le aggregazioni urbane adiacenti in un’area metropolitana vasta ed organizzata, accogliente, facile da raggiungere e da fruire, dedita al turismo ed allo scambio commerciale, vera porta naturale verso i Balcani ed i paesi dell’est. La sfida da vincere è quella di realizzare una struttura capace di attrarre turismo nazionale ed internazionale grazie all’arte sul modello di Bilbao che proprio da una ristrutturazione urbana da luogo misconosciuto della provincia basca ha ridisegnato il suo modello di sviluppo realizzando il museo Guggenheim d’arte moderna che ne ha fatto il 7* sito turistico museale più visitato al mondo con presenze medie annue di oltre 150.000 turisti grazie ad un project financing ripianato in meno di 5 anni. Il piccolo paese basco potrebbe anzi dovrebbe essere preso a modello per progettare uno sviluppo sostenibile in grado di portare sviluppo e ricchezza all’intera comunità regionale solo così possiamo costruire il domani dei nostri figli e delle nostre comunità.

 

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