“E” come “Espressione”

UN PIZZICO DI SALE

SAL……E COME “ESPRESSIONE”

 

Dal latino “expressio”-“Spremere” significato concreto di “far uscire qualcosa “ di far emergere, sgorgare segni, suoni, forme, numeri, pensieri, dal nostro io profondo per comunicarli a chi ci sta intorno. Il linguaggio è stato la prima leva dello sviluppo delle civiltà, e non c’è dubbio che, mai come oggi siamo immersi nella civiltà della comunicazione, come già nel ’76 con il cult movie “Quinto Potere” si preconizzava. Mai film fu più profetico. L’informazione e la sua attuale spettacolarizzazione possono tutto, costruire, distruggere, far decollare carriere, precipitare stelle di prima grandezza. Ma è veramente solo dovuto a chi scrive, alla bravura del giornalista o alla buona stella del direttore della testata, oppure a cosa si ha da dire??? Siamo in piena bagarre elettorale e tutti cercano di accaparrarsi uno spazio, un momento di visibilità, un posto al sole a “Ballarò” o nel salotto di “Porta a Porta” dove esprimere se stessi, spesso solo fare vetrina, senza premesse, senza prospettive ideali o ideologiche, senza profondità di pensiero, con linguaggi talvolta suadenti, talora aggressivi, spesso faziosi e inconcludenti, certamente vuoti di contenuti, di visione, di idee, di prospettiva. Tutti attenti solo a come aumentare lo share. Ma siamo sicuri che lo share è la stessa cosa del gradimento, della condivisione da parte di chi ascolta?? Comunicare è complesso, necessita di conoscenza del linguaggio, ma soprattutto necessita di contenuti, di approfondimento dei temi, del dialogo e non del monologo o della rissa, necessita di idee da esprimere, e soprattutto della credibilità di colui che li esprime. Progetti chiari, modelli percorribili, valori di riferimento, e non biechi interessi personali e di bottega, cose su cui si possa essere riconosciuti e giudicati a termine di mandato, espressione di qualcosa di nobile come è nobile la Politica con la “P” maiuscola che guardi al bene comune, che parli dei problemi della gente e delle soluzioni, per dialogare dei problemi di molti e non si occupi degli interessi di pochi, che sappia incidere positivamente nella società, che non pensi sollo all’oggi ma che affronti problemi e dinamiche di medio e lungo periodo, una Politica che abbia un linguaggio che dia nuovo slancio a uomini e donne che vogliono ripartire e guardare al futuro con fiducia. Basta con queste frasi trite e ritrite, parole vuote, espressioni superficiali capaci di scivolare via come gocce di pioggia su di un vetro.

Abruzzo Magazine

L’area di risulta di pescara volano di sviluppo d’Abruzzo

Può un vuoto urbano determinare la crescita di un territorio? L’area di risulta e’ oggi un contenitore vuoto, una striscia d’asfalto, ma cruciale per lo sviluppo dell’Abruzzo.

Può un’area di risulta di 8200 mq di una città rivierasca che ha smarrito la sua identità commerciale avere una così grande valenza per l’intera comunità abruzzese? Se analizziamo cosa fare di quell’area e lo correliamo direttamente a cosa sarà Pescara nel 2020, allora forse la risposta diventa interessante. Pescara 2020 quale la sua “vocazione”, di cosa vivranno i suoi abitanti, quale il suo ruolo, quali le relazioni con il resto della regione, di cui ancora oggi è perno centrale per posizione geografica e massa critica, quali le relazioni da tessere con le regioni della fascia adriatica e dei Balcani, nuova vera Macro-area dell’UE in cui collocare la Pescara di domani? Pescara 2020, tra declino ineluttabile o città vitale e propulsiva della Macroregione Adriatica, luogo di collegamento tra est ed ovest, tra occidente ed oriente, solo così si può inquadrare realmente l’AREA DI RISULTA, che deve essere una opportunità da cogliere. La scommessa da vincere quindi non è dare un nuovo volto urbano ad un area ma tramite essa all’intera città, definirne la sua futura “mission”, il motivo per il quale qualcuno possa prendere un aereo, un treno, un auto per andare a visitarla o per andare a viverci. Creare una identità forte, aggregativa, riconosciuta e riconoscibile in regione, in Italia e all’estero, questa è la sfida a cui tutti siamo chiamati a dare un contributo. Una enorme area urbana al centro della città che da anni non riesce a trovare una determinazione condivisa, necessita di uno slancio progettuale propositivo, capace di immaginare cosa sarà la città del futuro, quali gli orientamenti aggregativi non dell’oggi ma del domani, un volano di sviluppo economico e non solo una nuova colata di cemento più o meno mitigata da un verde sempre più necessario. Non più progetti avulsi dalla realtà ma visioni prospettiche legate alle attività economiche, ludiche, turistiche, dei servizi che vi dovranno trovare collocazione capaci di sviluppare le economie necessarie a dare benessere ai cittadini come hanno fatto grandi Città non lontane basti pensare a Barcellona, Valencia, Dublino, Francoforte, Riga, Bilbao, luoghi le cui amministrazioni hanno saputo costruire una nuova identità facendo diventare una grande opportunità di sviluppo e di benessere, quello che a molti sembrava un problema insormontabile, una strada senza uscita. L’area di risulta come può essere un’opportunità di crescita e sviluppo per l’intera regione? Qui c’è un salto culturale da fare abbandonando le vecchie logiche che pensavano di connotare una città moderna con un ponte, una piazza, un teatro, addirittura con un bosco. Al contrario progettare la Pescara che sarà. deve partire dalla sua vocazione di città integrata con le aggregazioni urbane adiacenti in un’area metropolitana unica, vasta ed organizzata, accogliente, facile da raggiungere e da fruire, dedita al turismo ed allo scambio commerciale, vera porta naturale verso i Balcani ed i paesi dell’Est Europa. Bisogna sfruttare un “non luogo” come l’area di risulta, per farne un MUSEO D’ARTE capace di attrarre turismo nazionale ed internazionale sul modello di Bilbao in Spagna, che proprio da una “ristrutturazione urbana”, da luogo misconosciuto della provincia basca ha ridisegnato il suo modello di sviluppo, realizzando il museo Guggenheim d’arte moderna che ne ha fatto il 7° sito turistico museale più visitato al mondo, con presenze medie annue di oltre 150.000 turisti, il tutto grazie ad un project financing ripianato in meno di 5 anni. Il piccolo paese basco potrebbe, anzi dovrebbe, essere preso a modello per progettare uno stabile sviluppo sostenibile di Pescara per gli anni a venire, solo con un cambio di mentalità sarà possibile fare di un non luogo una risorsa in grado di portare ricchezza all’intera comunità regionale.

<