Il Turismo Spirituale

Turismo spirituale come progetto scientifico
di Raimondo Quaresima 

Ritrovare se stessi su antichi percorsi della nostra regione o in luoghi unici.

Una necessità comune a molti di noi in questi tempi…. per fuggire da tutto e da tutti, alla ricerca di una pace interiore e tante volte di una forza per affrontare il quotidiano.

Se a questo si aggiunge che molti di questi luoghi, spesso completamente immersi nella natura,  sono ricchi di arte, cultura, storia ed allo stesso tempo di spiritualità si comprende facilmente come la loro numerosità e ricchezza  possa costituire una grande occasione di sviluppo locale e regionale.

Luoghi legati al volto santo di Gesù (Manopello), al miracolo eucaristico (Lanciano), a  Celestino V,  papa abruzzese,  con  la basilica di Collemaggio, le abbazie e gli eremi sulmonesi e della Majella, alla preghiera ed al raccoglimento di San Giovanni Paolo II nella chiesa di San Pietro della Jenca, a San Gabriele ed al suo santuario, ma tanto altro ancora (sorgente miracolosa di monte San Franco, la scala Santa a Campli), che meritano una visita indipendentemente dalla propria fede e religiosità.

Luoghi diffusi su tutto il territorio regionale, spesso molto vicino a noi.

Diverse e molteplici sono le ragioni della loro scarsa conoscenza o abbandono: insufficiente strategia di itinerari e percorsi  locali, mancanza di una informazione su scala locale e nazionale che utilizzi anche mezzi attuali come la rete web o gli smartphone , scarsezza di reti turistiche locali e di  informazioni esaurienti.

Un interesse focalizzato, infine, probabilmente soprattutto sull’aspetto artistico architettonico delle opere d’ arte e meno sulla spiritualità dei personaggi religiosi o dei luoghi, unitamente  ad una scarsa e consistente domanda.

Come uscire quindi da questo isolamento e farne una ricchezza territoriale di turismo religioso o meglio ancora spirituale? Probabilmente con un progetto che parta dai seguenti punti chiave quali:

  •  la definizione di  luoghi di culto in grado di definire l’offerta turistica religiosa attraverso itinerari singoli che tra loro si ricollegano attraverso un cammino o un percorso generale;
  • percorsi diversi per le diverse esigenze e ricerche di spiritualità basati su una accessibilità e raggiungibilità dei luoghi semplicissima, anche pere disabili, che vada  dall’automobile alla facile camminata in mezzo alla natura, per diventare, se si vuole, impegnativa come il trekking in quota che richiede preparazione tecnica ed attrezzature;
  • la ricerca ed il rafforzamento degli aspetti evangelici, ed un loro riequilibrio con quelli artistici, attraverso il più ampio coinvolgimento e partecipazione delle autorità religiose;
  • la sperimentazione sul campo dei percorsi predisposti;
  • la verifica della soddisfazione delle aspettative dell’utenza al fine di verificare la necessità di modifiche e integrazioni dei percorsi predisposti;
  • la formazione di soggetti in grado di  accompagnare i gruppi nelle visite;
  • la messa in rete di tutte le informazioni possibili compresa l’ offerta  ed i servizi;
  • la conservazione dei luoghi e del territorio che permetta l’accesso a siti in ambiente montano o nei parchi.

Un progetto impostato, quindi, in modo scientifico che coinvolgendo in un primo momento di incontro tutti i principali protagonisti ed operatori, religiosi, pubblici e privati, intorno ad un tavolo faccia il punto della situazione attuale, delle iniziative finanziate e delle ricadute affinché si  possano  gettare le basi per un progetto regionale di ampio respiro.

Nel frattempo??? Un invito a tutti a visitare almeno uno dei luoghi menzionati alla ricerca, del silenzio o, se proprio volete,  del rumore dei propri passi accompagnato, a seconda della stagione che sceglierete, da quello delle foglie secche o della neve che scricchiola.

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Abruzzo Magazine

L’area di risulta di pescara volano di sviluppo d’Abruzzo

Può un vuoto urbano determinare la crescita di un territorio? L’area di risulta e’ oggi un contenitore vuoto, una striscia d’asfalto, ma cruciale per lo sviluppo dell’Abruzzo.

Può un’area di risulta di 8200 mq di una città rivierasca che ha smarrito la sua identità commerciale avere una così grande valenza per l’intera comunità abruzzese? Se analizziamo cosa fare di quell’area e lo correliamo direttamente a cosa sarà Pescara nel 2020, allora forse la risposta diventa interessante. Pescara 2020 quale la sua “vocazione”, di cosa vivranno i suoi abitanti, quale il suo ruolo, quali le relazioni con il resto della regione, di cui ancora oggi è perno centrale per posizione geografica e massa critica, quali le relazioni da tessere con le regioni della fascia adriatica e dei Balcani, nuova vera Macro-area dell’UE in cui collocare la Pescara di domani? Pescara 2020, tra declino ineluttabile o città vitale e propulsiva della Macroregione Adriatica, luogo di collegamento tra est ed ovest, tra occidente ed oriente, solo così si può inquadrare realmente l’AREA DI RISULTA, che deve essere una opportunità da cogliere. La scommessa da vincere quindi non è dare un nuovo volto urbano ad un area ma tramite essa all’intera città, definirne la sua futura “mission”, il motivo per il quale qualcuno possa prendere un aereo, un treno, un auto per andare a visitarla o per andare a viverci. Creare una identità forte, aggregativa, riconosciuta e riconoscibile in regione, in Italia e all’estero, questa è la sfida a cui tutti siamo chiamati a dare un contributo. Una enorme area urbana al centro della città che da anni non riesce a trovare una determinazione condivisa, necessita di uno slancio progettuale propositivo, capace di immaginare cosa sarà la città del futuro, quali gli orientamenti aggregativi non dell’oggi ma del domani, un volano di sviluppo economico e non solo una nuova colata di cemento più o meno mitigata da un verde sempre più necessario. Non più progetti avulsi dalla realtà ma visioni prospettiche legate alle attività economiche, ludiche, turistiche, dei servizi che vi dovranno trovare collocazione capaci di sviluppare le economie necessarie a dare benessere ai cittadini come hanno fatto grandi Città non lontane basti pensare a Barcellona, Valencia, Dublino, Francoforte, Riga, Bilbao, luoghi le cui amministrazioni hanno saputo costruire una nuova identità facendo diventare una grande opportunità di sviluppo e di benessere, quello che a molti sembrava un problema insormontabile, una strada senza uscita. L’area di risulta come può essere un’opportunità di crescita e sviluppo per l’intera regione? Qui c’è un salto culturale da fare abbandonando le vecchie logiche che pensavano di connotare una città moderna con un ponte, una piazza, un teatro, addirittura con un bosco. Al contrario progettare la Pescara che sarà. deve partire dalla sua vocazione di città integrata con le aggregazioni urbane adiacenti in un’area metropolitana unica, vasta ed organizzata, accogliente, facile da raggiungere e da fruire, dedita al turismo ed allo scambio commerciale, vera porta naturale verso i Balcani ed i paesi dell’Est Europa. Bisogna sfruttare un “non luogo” come l’area di risulta, per farne un MUSEO D’ARTE capace di attrarre turismo nazionale ed internazionale sul modello di Bilbao in Spagna, che proprio da una “ristrutturazione urbana”, da luogo misconosciuto della provincia basca ha ridisegnato il suo modello di sviluppo, realizzando il museo Guggenheim d’arte moderna che ne ha fatto il 7° sito turistico museale più visitato al mondo, con presenze medie annue di oltre 150.000 turisti, il tutto grazie ad un project financing ripianato in meno di 5 anni. Il piccolo paese basco potrebbe, anzi dovrebbe, essere preso a modello per progettare uno stabile sviluppo sostenibile di Pescara per gli anni a venire, solo con un cambio di mentalità sarà possibile fare di un non luogo una risorsa in grado di portare ricchezza all’intera comunità regionale.

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